Santiago - Roteiro

L’isola di Santiago, la più grande dell’arcipelago di Capo Verde, con c.a. 1.000 Km.q. di estensione, presto raggiungerà i 300.000 abitanti. È un universo multicolore di meraviglie della natura, di tesori storici e ricchezze culturali disseminate in tutto il paese.

È possibile godere di spiagge temperate, scoprire paesaggi lussureggianti come altri quasi lunari, viaggiare attraverso la storia, tornare ai tempi dei pirati e del commercio degli schiavi, sentire l’affabilità delle sue genti cosmopolite o rurali, arrampicarsi fino a vette scoscese o perdersi in valli verdeggianti, percepire l’essenza africana e tropicale dei tipici mercati, dei sapori indimenticabili, dell’artigianato, della musica unica che da qui parte per far il giro del mondo.

Il centro più antico in passato battezzato Ribeira Grande, è oggi conosciuto come Cidade Velha (Città Vecchia). Il silenzio e la pace dei nostri giorni contrastano con i primordi della penetrazione europea nei tropici africani attraverso quella che fu la prima capitale dell’arcipelago e la prima città in Africa fondata dai portoghesi.

Nella Cidade Velha si fondono la lussureggiante vegetazione della  valle che qui si formò, di palme da cocco ed imponenti baobab con la memoria e le tracce lasciate da coloro che scoprirono e popolarono l’isola, di cui sopravvivono solo alcuni resti ormai in rovina e case costruite con pareti di pietra a volte coperti da tetti di paglia.

La Fortaleza de S. Filipe venne fatta costruire con pietra proveniente dal Portogallo e dall’isola di Maio, in passato difese la città dalla bramosia altrui contrattaccando, sopratutto nel ‘500 e ‘600, ai costanti assalti di famosi corsari come Francis Drake e Cassard. Ribeira Grande era un centro doganale per le navi che trasportavano gli schiavi dalla costa d’Africa verso il resto del mondo. Di quei tempi passati sopravvive ancora la chiesa Igreja da Senhora do Rosário, con i suoi sepolcri e maioliche (azulejos) discretamente preservati.

La Cattedrale, le cui rovine furono consolidate secondo il progetto del famoso architetto Siza Vieira, attendono ancora un piano di restauro. Il Pelourinho (palo della gogna), in stile manuelino (tardo gotico portoghese), costruito nel 1520, è la testimonianza della violenza alla quale gli schiavi venivano pubblicamente sottoposti, e resta uno dei pochi esemplari architettonici ancora intatti nella Cidade da Ribeira Grande.

La permanente instabilità determinò il trasferimento nel 1769 della capitale dell’arcipelago da Ribeira Grande alla più geograficamente protetta Cidade da Praia, da quel momento il tempo divenne allora signore e padrone della Cidade Velha.

Praia è un pezzo di Africa urbanizzato in acque atlantiche. La città sembra irradiare la sua energia a partire dalla Praça Alexandre de Albuquerque, luogo dove si incrociano coloro che vanno in giro per il Platô tra la zona commerciale, gli edifici istituzionali e quelli religiosi che la circondano.

Negli ultimi decenni la capitale ha valicato il Platô e ha dato origine a diversi quartieri. Alcuni di loro, come Achada de Santo António, Palmarejo, Cidadela, Achadinha, Achada Grande e Achada de S. Filipe, sono diventati oggi agglomerati urbani importanti con buone infrastrutture che polarizzano una parte importante della vita della città, sia per quanto riguarda le attività commerciali, sia per il processo di decentramento Amministrativo, ma anche per la vita notturna, la gastronomia o l’offerta culturale e sportiva.

Imperdibile una visita al mercato del Platô, dove i prodotti agricoli provenienti dal centro dell’isola arrivano fra l’affanno delle venditrici che li trasportano nelle loro cesta, scendendo sempre da rumorosi Hi-Ace: papaie, banane, mango, manioca, pomodori, tamarindo, cocco, verdure e quant’altro di cui la gente di città necessita per confezionare le pietanze.

Il Sucupira, mercato-ristorante dove è possibile soddisfare le più svariate necessità di consumo: dagli indumenti alle scarpe fino ai servizi più diversi, senza dimenticare frutta e verdure, si è affermato con forza durante gli ultimi 20 anni, nella valle che separa il Platô da Achadinha.

Frutto della stupefacente espansione della capitale, il viale Avenida de Lisboa, in direzione del Palazzo del Governo, a sud, e in direzione del Bairro de Vila Nova, a nord, è diventato l’asse principale della città, indispensabile per chi voglia entrare o uscire dalla capitale.

Originario di Praia è il celebre gruppo coreografico Raiz di Polón, le cui rappresentazioni sono di buon livello artistico.

Il viaggiatore può inoltre tuffarsi nelle spiagge di Quebra Canela, Prainha, Mulher Branca, Gamboa.

Gamboa è una spiaggia poco frequentata come luogo balneare, dove sopravvive ancora un piccolo porto usato nel secolo scorso dai piroscafi passeggeri e che attrae, durante il fine settimana, praticanti di varie modalità sportive. È diventata famosa, grazie al Festival musicale che porta il suo stesso nome e che da vari anni, nel mese di maggio, richiama a Praia nomi altisonanti del panorama musicale internazionale.

La notte nella città di Praia offre moltissime alternative. Dai seducenti sapori della gastronomia ai ritmi vertiginosi o nostalgici di una musica profondamente radicata nell’animo di questo popolo. Vi si vivono momenti indimenticabili di convivio dalla riconfortante ricchezza culturale. Le notti del Quintal da Música, in Av. Amílcar Cabral, ne sono un esempio soprattutto se un gruppo di batucadeiras agitano le anche al ritmo vivace di questo canto tipico di Santiago, eredità dell’antica ma forte radice africana del popolo di Capo Verde.

Lasciando Praia in direzione Nord, prima di abbandonarsi al susseguirsi delle pendici montagnose dove i profili delle vette che le sovrastano sono una sfida all’immaginazione umana, troviamo S. Domingos che offre allo sguardo una delle valli più ricche e verdeggianti dell’isola e invita a scoprire le memorie e le testimonianze capoverdiane nel Centro de Apoio à Produção Popular.

Proseguendo incontriamo S. Jorge de Órgãos in antitesi con le sue aride pendici montagnose. Qui immersi nella folta e tranquilla vegetazione possiamo visitare l’unico Giardino Botanico del paese. Situato ai piedi della vetta più alta di Santiago, si trova il Pico da Antónia.

Durante l’ultimo trimestre dell’anno, dopo alcune brevi piogge, la vegetazione è sorprendentemente lussureggiante.

In cima, in località Rui Vaz, si trova uno dei ristoranti più frequentati dell’isola, i cui prodotti provengono dalla fattoria Quinta da Montanha, dedita ad un’agricoltura che utilizza avanzate metodologie e tecnologie di irrigazione e selezione di prodotti.

Dal lato opposto a S. Jorge, a nord, in Ribeira de Poilão, si trova la prima importante diga del paese, per la raccolta di acqua piovana. Nonostante sia stata costruita di recente sono già visibili i fertili campi ai lati delle sponde, sorvolati da aironi bianchi e colombelle.

Il martin pescatore testa grigia o passarinha come è qui chiamato, piccolo uccello dai vivaci colori, specie endemica in quest’isola, di Fogo e Brava, ha moltiplicato la sua presenza dopo la costruzione della diga e svolazza tra i germogli degli arbusti in prossimità  del lago. Del resto è marcante la netta differenza di quest’isola prima e dopo la stagione delle piogge, che tra luglio ed ottobre, per brevi periodi ma di solito copiosamente, provoca lo straripare dei torrenti e ricopre di verde queste terre che poco dopo, già nei primi mesi dell’anno, tornano alla loro abituale aridità.

A poco più di 60 chilometri da Praia, città ed campagna si fondono nell’atmosfera particolare di Assomada. Il mercato della città è uno dei più importanti centri di scambi commerciali del paese, sopratutto per i prodotti agricoli. Qui giungono gli abitanti provenienti da tutto l’altipiano, sia per vendere che per comprare. È anche il luogo più indicato per visitare il Museu da Tabanka.

Superato l’altipiano centrale dell’isola, fertile e colorato, visitiamo la costa sud-est per dare un’occhiata ad uno dei tanti “porticcioli” dell’isola: Ribeira da Barca, un paesino di pescatori.

All’estremo Nord dell’isola, superata la Serra da Malagueta si giunge ad un luogo che suscita emozioni contrastanti: Tarrafal.

La baia è un luogo paradisiaco, dalle sabbie chiare, acque tiepide e cristalline e l’ombra accogliente di cocchi imponenti, tutto ciò che gli amanti del mare hanno sempre sognato, ma anche un luogo importantissimo per i pescatori che qui svolgono il loro mestiere.

Il contrasto con le bellezze naturali è incarnato dal luogo dell’antico Presidio costruito nell’ultimo quarto del secolo scorso durante la dittatura in Portogallo, qui venivano rinchiusi prigionieri politici e comuni criminali provenienti sia dalla Madrepatria sia dalle altre Colonie portoghesi del tempo. Un piccolo museo testimonia la saga di alcuni di questi prigionieri che non possono essere dimenticati.

Dopo l’ennesimo magico incontro con la gastronomia tradizionale di cui la cachupa, un piatto a base di mais, fagioli, verdure e vari tipi di carne o pesce, ne è la regina, diamo inizio al viaggio di ritorno sul litorale nord-est.

Il paesaggio cambia: la strada è fiancheggiata da piccole baie ed insenature, minuscole spiagge deserte dalla nera sabbia dove occasionalmente approdano barche da pesca. Al paesaggio precedente si alternano terreni agricoli che si estendono fino al mare. La Ribeira de Principal, dopo Mangue das Sete Ribeiras e prima di giungere a Chã de Monte, è una fertile valle dall’intensa vita agricola.

Attraversiamo alcuni villaggi dove, indomiti contadini si sono isolati come per protesta contro ciò che considerano una dilagante distorsione  dei principi di vita nei quali credono. Stiamo parlando dei Rabelados. Essi continuano a considerarsi cristiani ma si sono allontanati dai precetti della religione ufficiale, per questo sono stati considerati dei sovversivi e di loro diffidano sia la Chiesa cattolica sia il Potere istituito. Avevano creduto allo spirito dei nuovi tempi dell’Indipendenza ma a tali speranze si susseguirono fasi di disillusione, per cui ora si sono chiusi di nuovo su se stessi e nonostante esistano nuovi segni di apertura, i Rabelados continuano attaccati ai propri principi, sebbene nelle nuove generazioni vadano scemando in seguito alla scolarizzazione.

Dopo uno dei più importanti paesini dell’isola, S. Miguel da Calheta, giungiamo a Santa Cruz, tappa obbligatoria per contemplare estese ed invitanti piantagioni di banani, cocchi e papaie in una zona lussureggiante da cui nasce una gola vertiginosa. Una passeggiata sulla strada che solca la piantagione è un’esperienza da non perdere in luoghi da sogno.

Santiago de Pedra Badejo è anche un paesino palpitante di vita, con il suo porticciolo da pesca, grandi piantagioni di cocchi, manioca, banani, canna da zucchero ed altre colture che sfociano su un’ampia distesa di sabbia nera con lo sfondo del mare onnipresente e della frastagliata costa nord dell’isola.

A circa 15 chilometri da Praia, la Praia Baixo rappresenta in invito irrinunciabile ad un tuffo nelle sue acque tiepide e trasparenti. Poco tempo fa quasi deserto, il tratto di costa a sud-est, nelle vicinanze della capitale è oggi popolato da resort turistici, alcuni in fase di costruzione come il Sambala, vicino a S. Francisco, o il Santiago Golf Resort, uscendo dalla città di Praia in direzione della Cidade Velha, altri ancora sono in fase di progetto come Ponta Bicuda, a Nord della capitale e altri ancora nella zona di Santa Cruz e Santa Catarina.

Una circonvallazione che collega l’aeroporto a Trindade e a S. Martinho Grande è oggi l’arteria principale dello sviluppo urbanistico della capitale di Capo Verde, e permette di smistare il traffico proveniente dall’interno o dall’aeroporto dando la possibilità di scelta se proseguire verso la parte est, centro od ovest della città oppure in direzione della zona di S. Francisco recentemente urbanizzata.

Le piste di atterraggio dove potevano transitare solamente le aeronavi di dimensione ridotte che assicuravano i collegamenti interni e con alcune delle città più vicine d’Europa nel 2005 hanno lasciato il posto all’Aeroporto Internazionale.

Dal 2005 chiunque, per ragioni economiche, politiche, culturali e turistiche può usufruire di questa moderna infrastruttura ed accedere direttamente alla capitale tanto che già si pondera la necessità di procedere ad un ampliamento.

L’isola di Santiago, la più grande dell’arcipelago di Capo Verde, con c.a. 1.000 Km.q. di estensione, presto raggiungerà i 300.000 abitanti. È un universo multicolore di meraviglie della natura, di tesori storici e ricchezze culturali disseminate in tutto il paese.

È possibile godere di spiagge temperate, scoprire paesaggi lussureggianti come altri quasi lunari, viaggiare attraverso la storia, tornare ai tempi dei pirati e del commercio degli schiavi, sentire l’affabilità delle sue genti cosmopolite o rurali, arrampicarsi fino a vette scoscese o perdersi in valli verdeggianti, percepire l’essenza africana e tropicale dei tipici mercati, dei sapori indimenticabili, dell’artigianato, della musica unica che da qui parte per far il giro del mondo.

Il centro più antico in passato battezzato Ribeira Grande, è oggi conosciuto come Cidade Velha (Città Vecchia). Il silenzio e la pace dei nostri giorni contrastano con i primordi della penetrazione europea nei tropici africani attraverso quella che fu la prima capitale dell’arcipelago e la prima città in Africa fondata dai portoghesi.

Nella Cidade Velha si fondono la lussureggiante vegetazione della  valle che qui si formò, di palme da cocco ed imponenti baobab con la memoria e le tracce lasciate da coloro che scoprirono e popolarono l’isola, di cui sopravvivono solo alcuni resti ormai in rovina e case costruite con pareti di pietra a volte coperti da tetti di paglia.

La Fortaleza de S. Filipe venne fatta costruire con pietra proveniente dal Portogallo e dall’isola di Maio, in passato difese la città dalla bramosia altrui contrattaccando, sopratutto nel ‘500 e ‘600, ai costanti assalti di famosi corsari come Francis Drake e Cassard. Ribeira Grande era un centro doganale per le navi che trasportavano gli schiavi dalla costa d’Africa verso il resto del mondo. Di quei tempi passati sopravvive ancora la chiesa Igreja da Senhora do Rosário, con i suoi sepolcri e maioliche (azulejos) discretamente preservati.

La Cattedrale, le cui rovine furono consolidate secondo il progetto del famoso architetto Siza Vieira, attendono ancora un piano di restauro. Il Pelourinho (palo della gogna), in stile manuelino (tardo gotico portoghese), costruito nel 1520, è la testimonianza della violenza alla quale gli schiavi venivano pubblicamente sottoposti, e resta uno dei pochi esemplari architettonici ancora intatti nella Cidade da Ribeira Grande.

La permanente instabilità determinò il trasferimento nel 1769 della capitale dell’arcipelago da Ribeira Grande alla più geograficamente protetta Cidade da Praia, da quel momento il tempo divenne allora signore e padrone della Cidade Velha.

Praia è un pezzo di Africa urbanizzato in acque atlantiche. La città sembra irradiare la sua energia a partire dalla Praça Alexandre de Albuquerque, luogo dove si incrociano coloro che vanno in giro per il Platô tra la zona commerciale, gli edifici istituzionali e quelli religiosi che la circondano.

Negli ultimi decenni la capitale ha valicato il Platô e ha dato origine a diversi quartieri. Alcuni di loro, come Achada de Santo António, Palmarejo, Cidadela, Achadinha, Achada Grande e Achada de S. Filipe, sono diventati oggi agglomerati urbani importanti con buone infrastrutture che polarizzano una parte importante della vita della città, sia per quanto riguarda le attività commerciali, sia per il processo di decentramento Amministrativo, ma anche per la vita notturna, la gastronomia o l’offerta culturale e sportiva.

Imperdibile una visita al mercato del Platô, dove i prodotti agricoli provenienti dal centro dell’isola arrivano fra l’affanno delle venditrici che li trasportano nelle loro cesta, scendendo sempre da rumorosi Hi-Ace: papaie, banane, mango, manioca, pomodori, tamarindo, cocco, verdure e quant’altro di cui la gente di città necessita per confezionare le pietanze.

Il Sucupira, mercato-ristorante dove è possibile soddisfare le più svariate necessità di consumo: dagli indumenti alle scarpe fino ai servizi più diversi, senza dimenticare frutta e verdure, si è affermato con forza durante gli ultimi 20 anni, nella valle che separa il Platô da Achadinha.

Frutto della stupefacente espansione della capitale, il viale Avenida de Lisboa, in direzione del Palazzo del Governo, a sud, e in direzione del Bairro de Vila Nova, a nord, è diventato l’asse principale della città, indispensabile per chi voglia entrare o uscire dalla capitale.

Originario di Praia è il celebre gruppo coreografico Raiz di Polón, le cui rappresentazioni sono di buon livello artistico.

Il viaggiatore può inoltre tuffarsi nelle spiagge di Quebra Canela, Prainha, Mulher Branca, Gamboa.

Gamboa è una spiaggia poco frequentata come luogo balneare, dove sopravvive ancora un piccolo porto usato nel secolo scorso dai piroscafi passeggeri e che attrae, durante il fine settimana, praticanti di varie modalità sportive. È diventata famosa, grazie al Festival musicale che porta il suo stesso nome e che da vari anni, nel mese di maggio, richiama a Praia nomi altisonanti del panorama musicale internazionale.

La notte nella città di Praia offre moltissime alternative. Dai seducenti sapori della gastronomia ai ritmi vertiginosi o nostalgici di una musica profondamente radicata nell’animo di questo popolo. Vi si vivono momenti indimenticabili di convivio dalla riconfortante ricchezza culturale. Le notti del Quintal da Música, in Av. Amílcar Cabral, ne sono un esempio soprattutto se un gruppo di batucadeiras agitano le anche al ritmo vivace di questo canto tipico di Santiago, eredità dell’antica ma forte radice africana del popolo di Capo Verde.

Lasciando Praia in direzione Nord, prima di abbandonarsi al susseguirsi delle pendici montagnose dove i profili delle vette che le sovrastano sono una sfida all’immaginazione umana, troviamo S. Domingos che offre allo sguardo una delle valli più ricche e verdeggianti dell’isola e invita a scoprire le memorie e le testimonianze capoverdiane nel Centro de Apoio à Produção Popular.

Proseguendo incontriamo S. Jorge de Órgãos in antitesi con le sue aride pendici montagnose. Qui immersi nella folta e tranquilla vegetazione possiamo visitare l’unico Giardino Botanico del paese. Situato ai piedi della vetta più alta di Santiago, si trova il Pico da Antónia.

Durante l’ultimo trimestre dell’anno, dopo alcune brevi piogge, la vegetazione è sorprendentemente lussureggiante.

In cima, in località Rui Vaz, si trova uno dei ristoranti più frequentati dell’isola, i cui prodotti provengono dalla fattoria Quinta da Montanha, dedita ad un’agricoltura che utilizza avanzate metodologie e tecnologie di irrigazione e selezione di prodotti.

Dal lato opposto a S. Jorge, a nord, in Ribeira de Poilão, si trova la prima importante diga del paese, per la raccolta di acqua piovana. Nonostante sia stata costruita di recente sono già visibili i fertili campi ai lati delle sponde, sorvolati da aironi bianchi e colombelle.

Il martin pescatore testa grigia o passarinha come è qui chiamato, piccolo uccello dai vivaci colori, specie endemica in quest’isola, di Fogo e Brava, ha moltiplicato la sua presenza dopo la costruzione della diga e svolazza tra i germogli degli arbusti in prossimità  del lago. Del resto è marcante la netta differenza di quest’isola prima e dopo la stagione delle piogge, che tra luglio ed ottobre, per brevi periodi ma di solito copiosamente, provoca lo straripare dei torrenti e ricopre di verde queste terre che poco dopo, già nei primi mesi dell’anno, tornano alla loro abituale aridità.

A poco più di 60 chilometri da Praia, città ed campagna si fondono nell’atmosfera particolare di Assomada. Il mercato della città è uno dei più importanti centri di scambi commerciali del paese, sopratutto per i prodotti agricoli. Qui giungono gli abitanti provenienti da tutto l’altipiano, sia per vendere che per comprare. È anche il luogo più indicato per visitare il Museu da Tabanka.

Superato l’altipiano centrale dell’isola, fertile e colorato, visitiamo la costa sud-est per dare un’occhiata ad uno dei tanti “porticcioli” dell’isola: Ribeira da Barca, un paesino di pescatori.

All’estremo Nord dell’isola, superata la Serra da Malagueta si giunge ad un luogo che suscita emozioni contrastanti: Tarrafal.

La baia è un luogo paradisiaco, dalle sabbie chiare, acque tiepide e cristalline e l’ombra accogliente di cocchi imponenti, tutto ciò che gli amanti del mare hanno sempre sognato, ma anche un luogo importantissimo per i pescatori che qui svolgono il loro mestiere.

Il contrasto con le bellezze naturali è incarnato dal luogo dell’antico Presidio costruito nell’ultimo quarto del secolo scorso durante la dittatura in Portogallo, qui venivano rinchiusi prigionieri politici e comuni criminali provenienti sia dalla Madrepatria sia dalle altre Colonie portoghesi del tempo. Un piccolo museo testimonia la saga di alcuni di questi prigionieri che non possono essere dimenticati.

Dopo l’ennesimo magico incontro con la gastronomia tradizionale di cui la cachupa, un piatto a base di mais, fagioli, verdure e vari tipi di carne o pesce, ne è la regina, diamo inizio al viaggio di ritorno sul litorale nord-est.

Il paesaggio cambia: la strada è fiancheggiata da piccole baie ed insenature, minuscole spiagge deserte dalla nera sabbia dove occasionalmente approdano barche da pesca. Al paesaggio precedente si alternano terreni agricoli che si estendono fino al mare. La Ribeira de Principal, dopo Mangue das Sete Ribeiras e prima di giungere a Chã de Monte, è una fertile valle dall’intensa vita agricola.

Attraversiamo alcuni villaggi dove, indomiti contadini si sono isolati come per protesta contro ciò che considerano una dilagante distorsione  dei principi di vita nei quali credono. Stiamo parlando dei Rabelados. Essi continuano a considerarsi cristiani ma si sono allontanati dai precetti della religione ufficiale, per questo sono stati considerati dei sovversivi e di loro diffidano sia la Chiesa cattolica sia il Potere istituito. Avevano creduto allo spirito dei nuovi tempi dell’Indipendenza ma a tali speranze si susseguirono fasi di disillusione, per cui ora si sono chiusi di nuovo su se stessi e nonostante esistano nuovi segni di apertura, i Rabelados continuano attaccati ai propri principi, sebbene nelle nuove generazioni vadano scemando in seguito alla scolarizzazione.

Dopo uno dei più importanti paesini dell’isola, S. Miguel da Calheta, giungiamo a Santa Cruz, tappa obbligatoria per contemplare estese ed invitanti piantagioni di banani, cocchi e papaie in una zona lussureggiante da cui nasce una gola vertiginosa. Una passeggiata sulla strada che solca la piantagione è un’esperienza da non perdere in luoghi da sogno.

Santiago de Pedra Badejo è anche un paesino palpitante di vita, con il suo porticciolo da pesca, grandi piantagioni di cocchi, manioca, banani, canna da zucchero ed altre colture che sfociano su un’ampia distesa di sabbia nera con lo sfondo del mare onnipresente e della frastagliata costa nord dell’isola.

A circa 15 chilometri da Praia, la Praia Baixo rappresenta in invito irrinunciabile ad un tuffo nelle sue acque tiepide e trasparenti. Poco tempo fa quasi deserto, il tratto di costa a sud-est, nelle vicinanze della capitale è oggi popolato da resort turistici, alcuni in fase di costruzione come il Sambala, vicino a S. Francisco, o il Santiago Golf Resort, uscendo dalla città di Praia in direzione della Cidade Velha, altri ancora sono in fase di progetto come Ponta Bicuda, a Nord della capitale e altri ancora nella zona di Santa Cruz e Santa Catarina.

Una circonvallazione che collega l’aeroporto a Trindade e a S. Martinho Grande è oggi l’arteria principale dello sviluppo urbanistico della capitale di Capo Verde, e permette di smistare il traffico proveniente dall’interno o dall’aeroporto dando la possibilità di scelta se proseguire verso la parte est, centro od ovest della città oppure in direzione della zona di S. Francisco recentemente urbanizzata.

Le piste di atterraggio dove potevano transitare solamente le aeronavi di dimensione ridotte che assicuravano i collegamenti interni e con alcune delle città più vicine d’Europa nel 2005 hanno lasciato il posto all’Aeroporto Internazionale.

Dal 2005 chiunque, per ragioni economiche, politiche, culturali e turistiche può usufruire di questa moderna infrastruttura ed accedere direttamente alla capitale tanto che già si pondera la necessità di procedere ad un ampliamento.

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